La strategia per accogliere i nuovi dipendenti

Imbarazzo, senso di esclusione, solitudine, impossibilità di svolgere i propri compiti. Quando un nuovo impiegato arriva in ufficio per il suo primo giorno di lavoro può trovarsi di fronte a situazioni poco positive che limitano la sua produttività. L’onboarding è il processo di formazione di un nuovo dipendente, che inizia già durante la selezione e continua fino al primo anno di lavoro e anche oltre.

Secondo una ricerca di Keith Ferrazzi, pubblicata sull’Harvard Business Review, proprio per i problemi nell’inserimento, il 33% dei neoassunti in posizioni manageriali negli Stati Uniti cerca di nuovo lavoro nei primi sei mesi dall’inizio di un contratto e il 22% abbandona il ruolo nel primo anno dopo l’assunzione. Una grave perdita per i responsabili delle Risorse Umane che devono aprire un nuovo processo di selezione.

Con la crisi occupazionale, in Italia i dati potrebbero essere meno drammatici. Ma certo resta che le difficoltà di capire i propri compiti, guadagnarsi la stima dei colleghi e in generale ambientarsi e conoscere le regole del posto, possono provocare un forte stress emotivo al nuovo dipendente, stress che può portare persino alla scelta di dimettersi.

Top Employers Italia ha studiato le pratiche più comuni scelte dalle 79 aziende italiane certificate Top Employers nel 2017 per facilitare l’onboarding di un nuovo dipendente. Alcune cominciano il processo già prima del primo giorno di lavoro. Il 95% delle imprese fornisce al nuovo arrivato un manuale mentre il 67% consegna un pacchetto pre-assunzione con tutte le informazioni, i regolamenti e le spiegazioni sulla carriera necessarie.

Nel corso della prima settimana di lavoro, invece, il 76% delle aziende Top Employers organizza presentazioni ufficiali del nuovo collega a tutto l’ufficio e il 71% fa pranzi o cene di benvenuto, con l’obiettivo di far sentire la persona da subito parte del team. Il 44% procede all’assegnazione di un mentore.

C’è anche chi prevede soluzioni più innovative come boot camp, aiuti nell’inserimento nei network informali dell’ufficio, come gli aperitivi con i colleghi e brevi introduzioni della mission e dei valori aziendali.

L’onboarding continua nei primi tre mesi successivi all’assunzione con incontri regolari di monitoraggio per l’89% delle imprese, mentre alla fine del primo anno è prevista una valutazione della performance del dipendente. Un software per il recruiting e per l’onboarding potrebbe ridurre i costi del processo e permettere risultati migliori, in termini di benessere e produttività del nuovo impiegato e dell’impresa stessa.

Il talento, infatti, non va solo scoperto, ma coltivato. E per questo ci vuole tempo e attenzione. In particolare, i primi tre mesi di un nuovo rapporto di lavoro sono fondamentali, secondo uno studio della società Hays, che paragona i primi 90 giorni di lavoro ai 90 minuti di una partita di calcio. In questa fase, i responsabili delle Risorse Umane devono occuparsi anche di garantire feedback costanti al nuovo dipendente, in modo che possa migliorarsi e, nel caso, correggersi.